giovedì 20 marzo 2008

CARI AMICI, PER LA PRIMA VOLTA LONTANO DA VOI...

La Pasqua di Pre Toni
CARI AMICI, PER LA PRIMA VOLTA LONTANO DA VOI...

Cari amici e fratelli,
per la prima volta, in 38 anni che sono prete, mi trovo lontano dalla mia gente in un momento grande e significativo come la Pasqua, che ci richiama ogni anno il legame vitale e condizionato fra dolore e gioia, fra morte e vita, fra buio e luce fra disperazione e speranza. Giovedì santo, la sera del commiato e del tradimento, Venerdì santo, la giornata della morte, vengono prima del Sabato santo, la notte di luce, la grande notte.
Non sempre si arriva a vedere la luminosità di Pasqua, ma non si può saltare il Venerdì santo, col mistero del dolore.
Quest'anno non sono con voi a cantare l'Exultet, che mi riempiva il cuore di commozione, Cercherò di cantarlo lo stesso nel mio letto, ma non sarà un gran canto, di quelli che piacciono a me. Sarà più il pigolio di un uccellino ferito che lo sfogo di un'anima felice. Ma il Signore, che ha buon orecchio, sentirà anche il mio lamento soffocato, come quello di tanta gente che in tante parti del mondo soffre e grida in questa notte di contentezza. A cominciare dai paesi e dalla gente che ha dovuto sorbirsi la guerra.
Non sono lì ad accendere il fuoco, quest'anno in cui sento tanto freddo dentro di me. E neanche il cero, ora che ho tanto bisogno di luce. Voglio sperare che il Signore farà arrivare anche a me nella mia notte spirituale e psicologica, una fiammella, che mi aiuti a sapere dove sono, da che parte devo andare e a orientarmi, cioè ad andare verso Oriente, verso il Sole e la Vita, Cristo.
Non possiamo pretendere di più e dobbiamo rassegnarci a vivere con poca luce. Ma ce la facciamo. Non ce la facciamo invece se si è completamente al buio, senza un briciolo di fede e di speranza.
Ho cominciato la mia Via crucis che non mi serviva, Mercoledì santo. Devo procedere stazione dopo stazione. Cercando di portare la croce e di non trascinarla, perché altrimenti mi segherebbe le spalle e mi ucciderebbe prima dentro e poi per fuori.

Devo riuscire ad accettare, a vivere in maniera positiva questo condizionamento che mi cambierà sicuramente la vita, riducendo una attività e una mobilità e una potenzialità già compromessa da sempre. Ho bisogno di credere nel Signore, ma anche in me. Soprattutto devo credere che insieme con voi riusciremo a fare un altro pezzo di strada. Voi avete bisogno di me, e lo sento ogni giorno guardando il vostro affetto, ma anch'io ho bisogno di voi. Perché la nostra comunità resti viva, vada avanti, e cresca. Fare la Pasqua vuol dire fare un passo verso la vita. Se le forze del parroco diminuiscono, deve crescere la partecipazione e la collaborazione, la responsabilità della gente, perché i conti tornino. Come in famiglia, quando zoppica uno e gli altri lo sostengono. Avete capito e spero di poter raggiungere lo scopo. Insieme , con calma e tenendo duro. Sarebbe il nostro regalo di Pasqua. Vi saluto con il cuore facendo gli auguri a ognuno di voi e alle vostre famiglie e anche a quelli che non vengono a messa. Saluto il sagrestano e Ivana, i fabbricieri, le donne delle pulizie, i lettori, i volontari, i giovani , i bambini. So di non avervi dato tanto. Cercherò di aiutarvi con l'esempio, se non vi aiuto con la dottrina e con le conferenze.
Ultimo , ma non per ultimo, saluto don Maurizio sempre così buono e disponibile. Il Signore lo mantenga sempre in salute e umiltà, perché lui, che ama anche tinteggiare, riesca a dare una imbiancatura in questo sistema ecclesiastico sporco e una tinta calda in questa Chiesa che sa tanto di sepoltura con la sua burocrazia e mania di organizzazione. Buona Pasqua dunque anche quest'anno. E che una fiammella di luce di Cristo arrivi in ogni angolo, da per tutto dove è buio. Anche qui da me. Mandi.


Pasqua Maggiore 2003
pre Toni, plevan

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